Bishojo Senshi Sailor Moon, o La Graziosa Guerriera Sailor Moon, un sapiente mix di romanticismo in stile shoujo manga e azione ispirata ai tokusatsu (in particolar modo a La Belle Fille Masquée Poitrine, serie tv nipponica di 51 episodi andata in onda nel 1990) fu un progetto multimediale studiato a tavolino da Toei Animation, la casa editrice Kodansha, Fumio Osano (editor che seguì e influenzò la serializzazione del manga) e Naoko Takeuchi, mangaka e volto a cui tradizionalmente si attribuisce l’intera creazione della franchise. La realtà, tuttavia, è molto più complessa di quanto possa sembrare, e l’origine del progetto Sailor Moon è in realtà attribuibile a un collettivo di autori e autrici (tra i quali spiccano volti come Hideaki Anno, Yoji Enokido, Kunihiko Ikuhara, Ikuko Itoh, Takanori Arsiawa, Junichi Sato e Kazuhisa Takenouchi, tutti autori influenti dell’industria dell’animazione giapponese) che confezionò una realtà crossmediale capace di svilupparsi parallelamente e indipendentemente su più media. Sailor Moon, in ogni sua incarnazione, fu capace di influenzare la cultura pop degli anni ’90 e la produzione di show per ragazzi negli anni successivi.
Sailor Moon Stars, la quinta e ultima stagione della serie animata, finì per decretare la conclusione del franchise sotto l’egida di Toei Animation, e a dispetto di quanto la nostalgia possa dettare, lo fece nel modo più deludente e precipitoso possibile, lasciando gli appassionati in balia di plot holes e linee narrative solamente abbozzate, ma mai davvero esplorate. Questo non è certamente un segreto, e se si ricercano fonti in lingua giapponese si può anche scoprire il banalissimo motivo dietro questa triste verità: l’anime non aveva più il traino commerciale che aveva avuto in passato (si parla di uno share televisivo che arrivò a toccare il 19,3% solamente durante i primi 123 episodi), e in un’industria prolifica come quella dell’animazione giapponese, capace di dare i natali a più di 100 nuove serie animate nel giro di un solo anno, era ormai avvertito come un prodotto stanco e poco interessante. Non a caso, per Sailor Stars, la produzione optò per un cambio sostanziale dei componenti dello staff, con Kunihiko Ikuhara che lasciò la poltrona di regista principale a causa di divergenze artistiche incontrate tra lui e Naoko Takeuchi.
UPDATE: la questione “Takeuchi contro Ikuhara” è rimasta per tanto tempo uno dei grandi misteri dietro la produzione di Sailor Moon. Considerando il mondo del PR giapponese, dubito troveremo mai una risposta schietta e onesta alla questione. Io mi sono rifatto al passaggio della pagina wiki giapponese, quindi curata da native speakers, che cita “武内との確執から『SuperS』をもって東映アニメーションを退社した幾原邦彦は、二代目シリーズ構成の榎戸洋司ら少数精鋭のスタッフと株式会社ビーパパスを創設し、本シリーズのノウハウを活かした『少女革命ウテナ』『輪るピングドラム』『ユリ熊嵐』等を制作している。” – il termine usato è proprio “確執 kakushitsu” che significa effettivamente faida/antagonismo. Lieto di essere smentito da fonti più autorevoli: gli articoli che si trovano in rete si limitano a dire che “dalle interviste ufficiali questo non emerge”, ma mi stupirei del contrario visto che in Giappone è etichetta non rivolgersi mai con parole dure o ingrate verso le aziende per le quali si è lavorato in passato. Idem, ovviamente, per i colleghi.
Il regista finì comunque per produrre una serie animata, Shojo Kakumei Utena, con due protagoniste lesbiche basate sulla matrice di due dei personaggi apparsi nella serie Toei: Sailor Uranus e Sailor Neptune.
I cambiamenti nella produzione portarono a modifiche sostanziali alla presentazione dello show. Via la storica opening “Moonlight Densetsu” per essere sostituita con la più moderna “Sailor Star Song”; il logo della serie tv venne cambiato per mettere in risalto il titolo “Sailor Stars” a dispetto dello storico “Bishojo Senshi Sailor Moon” – un atto dovuto per far credere al pubblico che si trattasse di qualcosa di effettivamente nuovo – e character design e sceneggiatura videro il debutto di nuovi artisti con stili e urgenze autoriali che contrastavano in modo sostanziale con l’impronta di coloro che li precedettero. Insomma, Sailor Moon Stars non convinse per tanti motivi il pubblico giapponese, e forse è anche per questo che divenne la stagione più breve, al punto di non venire nemmeno seguita da un adattamento cinematografico (a differenza delle precedenti stagioni) o da special tv dedicati ai singoli personaggi.
Benché sia difficile trovare conferma, è stato ipotizzato da appassionati e professionisti del settore che la serie televisiva venne a un certo punto cancellata internamente da Toei Animation stessa, imponendo quindi allo staff artistico occupato nella lavorazione di Sailor Stars di chiudere la storia nel più breve tempo possibile e con gli elementi che avevano fino a quel momento introdotto. La decisione doveva essere stata presa all’improvviso poiché uno dei perni narrativi della narrazione, ovvero il mistero dietro l’identità di Chibi-Chibi, venne platealmente riscritto in seconda istanza, al punto tale da rendere del tutto ininfluenti gli indizi e gli elementi di chiaro foreshadowing disseminati negli episodi fino a quel punto mandati in onda.
Detto questo, sappiamo con certezza che Naoko Takeuchi e il suo editor erano incaricati di realizzare concept, bozze e design dei personaggi principali della serie, un ruolo non dissimile da quello che avevano fino a quel momento ricoperto per le precedenti quattro stagioni.
Nella sua seconda parte, la versione cartacea di Sailor Stars introduce diversi personaggi che nello show animato non sono mai apparsi, molto probabilmente a causa dell’accetta con cui Toei Animation decise di tagliare lo show a metà. Fino a oggi questa era stata una sorta di teoria che aleggiava nel fandom, o anche un “segreto di Pulcinella” dell’industria dell’animazione giapponese tutta, ma oggi posso presentare prove che darebbero maggiore credibilità a questo scenario.
Durante una recente trasmissione in live streaming sul canale di Immanuel Casto, performer musicale e Presidente di Mensa Italia, Marco Albiero ha affermato di aver visionato del materiale di produzione di Sailor Moon Stars che proverebbe l’intenzione da parte di Toei Animation di tradurre nella serie animata un personaggio apparso solamente nel manga. Albiero è un illustratore italiano che lavora per Toei Animation in veste di illustratore ufficiale di Sailor Moon (e altri marchi dell’animazione giapponese), e chiaramente fino a oggi queste fonti ufficiali a cui fa riferimento non erano mai state discusse pubblicamente. La rivelazione viene dalle stesse parole dell’illustratore, che spiega di essere venuto in possesso di settei (studi personaggio) che confermerebbero che la serie animata avrebbe dovuto includere anche Sailor Heavy Metal Papillon nella storia di Sailor Stars. Questo significa che gli animatori e il character designer ufficiale di Toei Animation lavorarono su questo personaggio, producendo del materiale di riferimento per gli animatori che non è stato poi utilizzato durante la lavorazione della serie animata.
Questa guerriera sailor altri non era che la quinta componente delle Animates, le servitrici della villain del quinto e ultimo arco della saga, Sailor Galaxia. Se questo è vero, e data l’attendibilità della fonte sarebbe difficile pensare il contrario, non si può fare altro che immaginare quali altri personaggi sarebbero potuti apparire nell’adattamento animato prodotto a cavallo fra il 1996 e il 1997: d’altronde oggi sappiamo che un personaggio preparato per gli episodi è stato effettivamente cancellato (e con lei, probabilmente un intero arco narrativo della stagione, data la generosa dose di character development regalata a ognuna delle quattro villain).
Non solo il gruppo delle Animates: il manga nomina e mostra diverse guerriere del tutto assenti nella serie animata, come ad esempio Sailor Chaos, Sailor Kakyuu, Sailor Chuu, Sailor Coronis, Sailor Mermaid, Sailor Mau, Sailor Cocoon, Sailor Lethe, Sailor Mnemosyne, Sailor Phi e Sailor Chi.
Data la recente conferma dell’arrivo di un nuovo adattamento animato di Sailor Moon dedicato all’arco Stars, è praticamente confermato che tutti questi personaggi vedranno una traduzione animata nella forma di una serie tv o di un film d’animazione destinato alle sale cinematografiche. Quel che è certo è che fino a oggi né il recente reboot, Crystal, né il film d’animazione in due parti, Eternal, sono stati in grado di offrire una buona trasposizione animata del già discutibile materiale originale disegnato e sceneggiato da Naoko Takeuchi e il suo editor.
Sarebbe stato interessante vedere come i membri della produzione di Toei Animation avrebbero introdotto e riscritto questi personaggi, magari rivedendo per l’occasione anche il loro character design, ma purtroppo l’industria dei prodotti d’intrattenimento è spietata.
In chiusura, lascio una chicca finale che riguarda la lavorazione dell’anime storico: Youichi Fukano, storico illustratore di Sailor Moon (la copertina di questa articolo è sua), ha recentemente svelato un design preliminare che avrebbe dovuto rimpiazzare nell’anime storico il design dalla forma alata di Eternal Sailor Moon. Questa trasformazione, chiamata “Sailor Moon La Cygne”, mostra elementi a metà tra la mise alla marinaretta di Super Sailor Moon e gli elementi regali del vestito di Princess Serenity. Alla fine Toei Animation decise di seguire il design di Naoko Takeuchi, da molti considerato “too much” a causa delle gigantesche ali da angelo montate sulla schiena della protagonista, ma mi chiedo se il pubblico avrebbe apprezzato questo concept a tema ballerina. D’altronde, anche i completi delle altre guerriere sailor non video nell’anime le modifiche apportate nella versione manga durante l’arco Stars, e questo divenne per lungo tempo motivo di dibattito nel fandom (e intanto io ancora non concepisco quelle spalline a sfera).