Negli scorsi mesi, Dragon Ball: Sparking! Zero è stato anticipato da sontuose sequenze video promozionali che mettevano in gran risalto la spettacolarità degli scontri, la ricchezza del cast di combattenti e soprattutto la velocità di un sistema di scontri che definire al cardiopalmo sembrerebbe riduttivo. Per chi fosse stato a digiuno d’informazioni in merito, Sparking! Zero è considerato dagli appassionati come il quarto capitolo della serie Dragon Ball: Sparking – nota in Occidente con il nome di Budokai Tenkaichi. Una saga che conta svariati episodi, da quelli principali che arrivarono in esclusiva PS2 a quelli destinati a raggiungere altre console, come l’indimenticata Nintendo Wii.
A differenza di tanti altri videogiochi di combattimento tratti dall’adattamento animato della classica serie manga Shonen di Akira Toriyama, la saga di Budokai Tenkaichi ideata da Spike Chunsoft proponeva un sistema di scontri con telecamera alle spalle e alta mobilità lasciata al giocatore. L’intento non era quello di tradurre l’azione della serie animata seguendo le convenzioni dei picchiaduro classici, come ci si sarebbe aspettato da un tie-in qualsiasi, ma piuttosto di valorizzare gli aspetti caratteristici di Dragon Ball. Se la formula restava basata su battaglie tra due o più avversari, venivano incluse alcune peculiarità centrali per la serie, come la possibilità di sfrecciare tra terreno e cielo in arene dalla grandezza variabile, distruggere elementi dello scenario utilizzando tecniche energetiche, sfruttare l’ambiente a proprio vantaggio per nascondersi, ripararsi dagli attacchi a distanza e confondere i nemici, e via dicendo.
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