Tornare a parlare di Blue Reflection è un’ottima occasione per valutare i progressi fatti da Gust dall’ormai lontano 2017 ad oggi. Forte dell’inaspettato successo di Atelier Ryza e del suo seguito, sembra che la piccola azienda giapponese da sempre legata a Tecmo possa finalmente proporre sul mercato qualcosa di diverso dalla sua ventennale saga JRPG di alchimiste e mondi fiabeschi, impiattando per l’occasione un seguito del suo JRPG tutto maghette e scenari metropolitani che prende ciò che di buono c’era nel gioco precedente e lo valorizza con la giusta attenzione.
Blue Reflection Second Light (ve ne ho già parlato nella mia anteprima) è, in sostanza, il seguito ideale di quel Blue Reflection che nel 2017 fece ben sperare gli appassionati di anime e manga a tema majokko (o maghette) per poi deluderli con un videogioco dalle meccaniche abbozzate e dalla sceneggiatura poco incisiva. Facendo parte di un progetto di rilancio del franchise che include anche una serie animata (Blue Reflection Ray, prodotta dallo studio d’animazione J.C. Staff) e un futuro videogioco per smartphone, questo nuovo JRPG deve prendersi tutto il tempo necessario per introdurre i giocatori in un universo chiaramente più ambizioso e sfaccettato, che tiene conto sia degli eventi raccontati nel primo gioco che di quelli assaporati nella serie anime di 24 episodi conclusasi recentemente sui palinsesti giapponesi. Fortunatamente l’operazione si può dire più che riuscita: chi fosse totalmente all’oscuro degli eventi raccontati in precedenza può trovare nella scrittura del gioco tutti gli elementi necessari a capire la storia e le motivazioni che muovono i personaggi.
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