Solamente qualche giorno fa sono stato invitato da Bandai Namco a provare con mano Tales of Arise, diciasettesimo capitolo della serie JRPG che dalla metà degli anni ‘90 accompagna i giocatori in mondo fantasy intrisi di tropi dell’animazione giapponese ed immersi in un’estetica squisitamente anime. Questo nuovo capitolo, in dirittura d’arrivo nei negozi a settembre, porta sulle spalle la grande responsabilità di svecchiare una saga che da diverso tempo sembrava aver perso il proprio smalto, con i recenti episodi arrivati su PS3, PS4 e PC dimostratisi certamente divertenti, ma lungi dall’essere memorabili.

Se in precedenza Bandai Namco cercò di puntare ad un recupero del suo glorioso passato, con rifacimenti portatili e rimasterizzazioni di videogiochi come Tales of the AbyssTales of Vesperia Tales of Symphonia, pare che ora la strategia scelta dalla casa di Pac-Man per riportare in auge e far esplodere anche in Occidente la popolarità del suo brand JRPG sia quella di virare dritti verso il futuro, proponendo un’esperienza capace di accattivarsi anche l’interesse del pubblico occidentale.

Una scelta certamente figlia della volontà del nuovo producer appuntato, Yusuke Tomizawa, che succedendo alla generazione di videogiochi supervisionati da Hideo Baba sembrerebbe voler rivalutare il brand di Tales of attraverso una serie di cambiamenti, se vogliamo, anche radicali.

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